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Le Ochine

Narrazione con maschere di stoffa, burattini e danza.

Spettacolo rivolto ai bambini e alle bambine 3/7 anni

in scena Eleonora Parrello

Drammaturgia Eleonora Parrello
Regia Paola Bassani, Eleonora Parrello
Materiali di scena Eleonora Parrello e Paola Bassani

Durata 50 minuti

Questa fiaba popolare, scelta per l’immediatezza delle azioni e la ricchezza del linguaggio, racconta una storia d’amore materno.
Rassicurante anche nei momenti di maggior tensione grazie all’avvicendarsi semplice e ripetitivo proprio della tradizione orale.

Le Ochine è una fiaba popolare che abbiamo scelto di raccontare per l’immediatezza delle azioni e la ricchezza del linguaggio. Si narra di un’ochina che si stacca dal branco per deporre le uova nel bosco, dove una volpe, prima con la forza, poi con l’astuzia, tenta di mangiarsele. Nonostante i ripetuti e goffi tentativi della volpe, mamma oca, che sa bene come proteggere i suoi piccoli, riuscirà alla fine ad avere la meglio, vincendo la paura. La narrazione, l’interpretazione dei personaggi agiti con burattini, maschere di stoffa e danza sono i linguaggi che ci sono stati suggeriti dalla vicenda. Una scenografia essenziale, evocativa dei luoghi della storia, insieme all’uso di burattini, consente di giocare con prospettive differenti: grande, piccolo, alto, basso, vicino e lontano. Le Ochine è una fiaba che, grazie all’avvicendarsi semplice e ripetitivo proprio della tradizione orale, riesce ad essere rassicurante anche nei momenti di  maggior tensione.

Bibliografia
“Fiabe Italiane ” raccolte e trascritte da Italo Calvino (Ed. Mondadori)
“Il mondo incantato – uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe” di Bruno Bettelheim (Ed. Feltrinelli)
“Morfologia della fiaba” di Vladimir Propp (ed Einaudi)

Note tecniche
Spazio scenico: 4x4x2,50 (LxPxH)
Carico elettrico: 3KW 220v
Montaggio: 2 ora
Smontaggio: 1 ora
Lo spettacolo può essere rappresentato in spazi non convenzionali

Approfondimenti
Volevamo una storia semplice, immediata, per i più piccoli, una storia che si prestasse ad una messa in scena agile, da raccontare in spazi raccolti, a stretto contatto con i bambini: l’abbiamo trovata nella tradizione popolare.
Abbiamo scelto Le Ochine, una fiaba che racconta di un’oca che fa le uova in un bosco e di una volpe che gliele ruba, e se le mangia. Per proteggersi e covare le sue uova, l’ochina riesce a farsi costruire una casetta di ferro da un signore, un fabbro ferraio.
Così inizia la storia, che si svolge tutta tra i goffi tentativi della volpe di ingannare l’ochina, per mangiarsela in un boccone, e l’astuzia di mamma oca che riesce ogni volta a scamparla e a proteggere i suoi piccoli dal pericolo.
Fino alla fine, quando la volpe, maligna ma poco furba, cade vinta dall’astuzia dell’oca, finalmente libera di creare, in un prato, il paese delle ochine, insieme alle sue sorelle e a tutti i piccoli appena nati.
Questa è la storia.
Convinti che le fiabe contengano una verità, abbiamo deciso di mantenere l’originalità drammaturgica che ci è stata tramandata, senza alterare gli eventi raccontati, né il finale drammatico, spesso presente nelle fiabe. Ci siamo piuttosto concentrati su come creare e inventare, usando i diversi  linguaggi a nostra disposizione, il mondo di immagini che la fiaba ci suggeriva.
Per prima cosa abbiamo scelto di lavorare utilizzando tanto la narrazione quanto il dialogo diretto tra i personaggi, e abbiamo svolto un primo lavoro di adattamento della lingua da tra-scritta a parlata, con l’attenzione rivolta al pubblico dei più piccoli.
La narrazione pura, legata alla tradizione del raccontastorie, ci è parsa da subito fondamentale, ma solo se inserita e frammentata dall’agire dei personaggi negli eventi della storia.
I personaggi principali, l’oca e la volpe, sono nati sia come caratterizzazioni in maschera,  sia come burattini, pronti ad agire e dialogare tra loro in un alternarsi di relazioni tra il piccolo e il grande.
Da subito, date le forti suggestioni e la loro simpatia, ci si è orientati verso una connotazione specificatamente fisica dei due protagonisti in maschera, fino a sviluppare alcuni momenti salienti della storia unicamente attraverso la loro fisicità.
Ne è così uscita una danza, fatta di semplici movimenti evocativi del personaggio, che a tratti si sostituisce, nella funzione di racconto, alla narrazione pura.
Maschere, burattini e oggetti di scena sono stati frutto di un lavoro di costruzione semplice e immediatamente riconoscibile, creati a partire da pezzi di stoffa poi lavorati e cuciti secondo i suggerimenti della storia.
Nelle nostre intenzioni, anche questo è stato un tentativo di avvicinarci ai bambini, come stimolo creativo per chi, insieme a loro, lavora con i materiali.
Lo spazio scenico, in cui la narratrice racconta e in cui prendono vita personaggi, maschere e burattini, è una struttura semplice, funzionale ed essenziale, evocativa dei luoghi dell’azione ma aperta alle suggestioni della fiaba.